Stretta tra Venezia e Verona, Vicenza non vanta solo il Palladio, il core (nucleo) del suo fascino mondiale. Contiene altri tesori e solo per accennarne alcuni: la tavola del Battesimo di Cristo di Giovanni Bellini in S.Corona, la grande tela della cena di S.Gregorio Magno del Veronese a Monte Berico; le Gallerie d’Italia iniziativa nata a Vicenza e poi seguita da Firenze, Napoli, Milano, Venaria Reale (Torino), presso il Palazzo Leoni Montanari; le gallerie di Palazzo Thiene.
Opere tutte che fanno dire a Vittorio Sgarbi che Vicenza è la capitale dell’arte. Senza dire che Vicenza ha dato i natali ad Antonio Pigafetta che per primo ha circumnavigato il globo, lasciandoci una preziosa relazione di quell’avventura, paragonabile solo allo sbarco sulla luna. Ed ancora vi è nato Luigi da Porto l’inventore della celeberrima novella Giulietta e Romeo. Ma Vicenza è più nota per la sua fama di città dell’arte che visitata. Una città quasi metafisica, più sognata che reale. Il turista che ha l’avventura di mettervi piede si perde tra la piazza dei Signori e il Teatro Olimpico. L’atmosfera spaesante non consente di soffermarvisi più a lungo di un tramonto per elaborare le monumentali opere palladiane; tutto il resto (occasioni perdute!) gli sfugge. Altri richiami sottraggono il visitatore e Vicenza rimane delusa. Ha molti altri interessi culturali e non solo da esibire, ma le due città la cingono d’assedio. Tutta da ripensare la strategia turistica! Giovanni Bertacche
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