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Egidio Di Velo

Immagine del redattore: Palladian RoutesPalladian Routes

Egidio Di Velo nella cultura vicentina dell’ottocento Il conte Girolamo Egidio di Velo nacque a Vicenza nel 1792 da nobile famiglia con vasti possedimenti; aveva in città il palazzo Di Velo in Carpagnon, così confortevole da poter ospitare il Re di Danimarca nel 1709; nel 1808 egli ereditò anche il palazzo Montanari. Finiti gli studi, dal 1812 fece un giro di istruzione in Europa: Parigi, Olanda, Danimarca. Tornò in Italia e nel 1816 fu a Roma, Napoli e in Sicilia; nel sud cominciò a studiare l’arte e divenne amico del conte Cicognara (presidente dell’Accademia di Belle Arti di Venezia).

Nel 1819 trascorse un anno a Londra dove frequentò Ugo Foscolo e studiò con cura i disegni originali del Palladio (a Londra tramite l’arch. inglese I. Jones, che li aveva avuti da Scamozzi a Vicenza). Tornato a Vicenza arricchì palazzo Montanari con i vasi greci raccolti al Sud e fece decorare una sala con pitture di stile pompeiano. Nel 1824 dopo studi e colloqui con gli eruditi amici iniziò una campagna di scavi archeologici a Roma; scelse le rovine delle terme di Caracalla, usando come guida i disegni palladiani (assai accurati, anche se nel 1550 Palladio misurò solo in superficie). Adottò una nuova tecnica di scavo: suddivise in reticolo l’intera area archeologica e su ogni riquadro eseguì scavi poco profondi, 30/50 cm; solo nei riquadri più promettenti proseguì, sempre scavando a strati. Fino ad allora si era proceduto con profonde buche di piccolo diametro in posti diversi. La sua tecnica gli permise di scoprire il vasto pavimento del salone centrale, decorato con lo splendido mosaico di 28 atleti; e confermò la precisione dei disegni palladiani. Di Velo aveva fatto con lo Stato Pontificio un contratto preliminare per il quale avrebbe avuto come compenso una parte delle statue rinvenute; ma trovò solo un grande, splendido mosaico e nacque quindi una controversia legale; fu trovato un accordo e Di Velo ottenne 22 statue già ai Musei Vaticani. Queste statue, assieme a quelle del teatro Berga, sono l’origine del nostro Museo archeologico. Prima di morire, nel 1831 inserì nel testamento (erede unica la sorella Isabella) un lascito di 100.000 lire venete per un monumento a Palladio; ma questa è una altra storia. ing. Fabio Gasparini





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