Forse non tutti sanno che il simbolo di Bassano del Grappa, il famoso Ponte Vecchio, è frutto dell'ingegno inesauribile di Andrea Palladio.
Il Ponte degli Alpini, come è anche conosciuto oggi, attraversa il fiume Brenta ed è un monumento dedicato negli anni '20 alle centinaia di caduti e ai soldati della Prima Guerra Mondiale che hanno visto Bassano e i territori circostanti, teatro degli scontri più sanguinosi del conflitto.
A causa di una piena, nel 1567, il ponte precedente fu spazzato via, e l'incarico della ricostruzione fu dato immediatamente al Palladio. Egli provò, inizialmente, a far promuovere un progetto di ponte in pietra in stile romano, ma non venne approvato. Palladio si trovò così a dover ricalcare l'impianto precedente, ma riuscì comunque ad inserire qualche guizzo di genialità, che rese il ponte molto resistente e funzionale, pur senza perdere il maestoso impatto scenografico, con la sua copertura in legno e le colonne tuscaniche.
Il ponte fu sfortunato perché prima una piena, poi un incendio lo distrussero, ma ogni volta fu ricostruito con più entusiasmo di prima sul medesimo progetto palladiano. In fin dei conti era ormai il simbolo della città, e l'eredità palladiana andava conservata ad ogni costo.
Gli stessi piloni videro correre le truppe italiane durante il primo conflitto mondiale, il rumore dei tacchi degli stivali sui lastroni del pavimento.
Anche oggi il ponte guarda placido le acque sottostanti correre, verdi e gorgoglianti, e come un anziano saggio accoglie i Viaggiatori all'interno della città. Se solo quei pilastri potessero parlare, quanto avrebbero da raccontare: storie di distruzione, dolore e sangue, seguite da rinascita e speranza. Un esempio per tutti da tenere nella memoria, il Ponte di Bassano, dove ricordo e futuro si danno la mano, come recita la celebre canzone.
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