L'Umbria più selvatica nasconde un tesoro che non si coltiva, né si riproduce, ma necessita di fortuna per essere trovato. Sua maestà il #Tartufo.
Per più di trenta secoli il "sasso profumato" ha deliziato l'olfatto e i palati di nobili e meno nobili che hanno avuto la buona sorte di farne la conoscenza.
Uno di questi estimatori fu il commediografo veneziano Carlo Goldoni che negli anni della giovinezza passati a Spoleto, godette dell'ospitalità generosa del Barone Antonio Ancajani, cui dedicò anni più tardi la commedia Gli Innamorati.
Il Barone parla dei tartufi spoletini come dei "più odorosi e più gustosi degli altri paesi" anche se ne criticava le condizioni cui erano sottoposti durante il trasporto per l'ampia domanda che proveniva dalle nobili cucine di Firenze e Pesaro.
Goldoni rimase un amante del particolare ingrediente per tutta la vita, tanto che ne fece parlare anche ai personaggi delle sue commedie, anche se ci teneva a precisare l'altissima qualità della variante spoletina, a confronto di altre provenienze meno gustose e profumate.
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