Sembra una sorta di maledizione quella tutta Palladiana di non vedere il termine di ciò che il proprio ingegno ha finemente disegnato.
Successe anche a Villa Angarano, nel Bassanese, che oggi ci lascia di Palladio le simmetriche e armoniose barchesse, simbolo ancora una volta di un'attività agricola inscindibile da quella mondana e di rappresentanza.
Lo stesso Palladio scrisse ne I quattro libri dell'Architettura che “È questo luogo celebre per i preziosi vini, che vi si fanno, e per li frutti che vi vengono e molto più per la cortesia del padrone” testimoniando di fatto anche una certa generosità da parte di Giacomo Angarano, suo caro amico e committente, che però a seguito di una serie di eventi imprevedibili e sfortunati si vedrà costretto a vendere il complesso.
I lavori quindi non si concluderanno mai secondo progetto dell'Architetto, e l'importante corpo centrale con la facciata prominente verso il parco in una geometria armoniosa resterà solo sulla carta. A consolazione della mancanza però, godiamo del frutto dei Vigneti attorno alla tenuta che oggi, come all'epoca del nobile Angarano, regalano ancora profumatissimi calici.
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