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Immagine del redattorePalladian Routes

Lo splendore diventa affresco

Aggiornamento: 21 ott 2022

Uno degli affreschi di Villa Emo, splendida dimora a Fanzolo, nel trevigiano, narra le vicende della povera Virginia, così come narrate da Tito Livio.

La narrazione si svolge nell'antica Roma, e vede incrociare nella vicenda la purezza, l'inganno e la morte, sotto la sapiente mano dell'artista, lo Zelotti.

Virginia, una fanciulla già promessa in sposa al tribuno Lucio Icilio, è l'esempio della lealtà e dell'onesto impegno e rettitudine. Ella, bellissima e fresca, è l'oggetto del torbido desiderio di Appio Claudio che prova dapprima a comprarla vilmente con denaro e preziosi doni. Vista la resistenza di lei, decide allora di affidarsi ad un suo cliente per un tranello in cui Virginia sarà ceduta alla bramosia di Claudio come schiava.

In un intreccio di vicende che rivedremo solo in Shakespeare, Virginia viene aiutata a liberarsi prima dalla folla, e in seguito da un tempestivo intervento di amici del padre che lo riconvocano a Roma dal suo impegno militare.

Non vi fu nulla da fare, il giudice al processo che decideva le sorti di Virginia era proprio Appio Claudio: la giovane sarebbe dovuta uscire dal foro come schiava del cliente di quest'ultimo.

Una improvvisa rivolta, invocata dal padre, gli diede il pretesto per nascondere la figlia in un piccolo tempio e lì, liberarla per sempre donandole la morte.

Ed ecco il corpo di Virginia, esanime. Morta perché troppo bella e pura, ma scelta da un uomo malvagio con istinti bassi e crudeli.

L'affresco si trova nel salone centrale e ritrae il momento più tragico, quello subito dopo la morte della ragazza, il padre che fugge, Appio Claudio che realizza che non avrà mai quello che desiderava prendere con la forza.



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