Piazza delle Erbe nell’immediato dopoguerra era veramente e giornalmente meta di numerosi avventori, soprattutto del centro storico, che compravano ortaggi vari, frutta, uova, “osei da spelare o xa spelà” e qualche volta, in occasione di feste, per i più ricchi, galline alle quali veniva “tirato il collo” sull’istante. I venditori ambulanti avevano ognuno il loro posto e gli estemporanei venivano posizionati a sorteggio, di primo mattino, dai Vigili Sanitari.
Nessuno però osava dire qualcosa alla nonna Maria detta la Pisèta, che con il suo cesto di fiori occupava quotidianamente l’angolo della farmacia dove inizia la scala ad imbuto che conduce a tergo del monumento di Andrea Palladio. Erano fiori da campo raccolti chi lo sa dove e accostati nel cesto di vimini in piccoli mazzetti. Pochissime monete raccoglieva nonna Maria ma ricordo che, spesso, mia madre acquistava un mazzetto di fiori per ornare il tavolo della cucina. Nonna Maria diventò un’istituzione soprattutto perché ripetutamente dipinta da Guerri da Santomio che con il suo cavalletto ritraeva il Centro Storico in ogni dove.
Guerri era a pensione dalla Signora Cabiatti in contrà Dò Rode, 31 dove abitavo anche io e spesso lo aiutavo a portare il cavalletto e lo sgabellino proprio vicino alla nonna Maria perché asseriva che il quadro era molto richiesto. Allora in Centro a Vicenza, oltre a Guerri da Santomio si potevano incontrare a “schizzare” su fogli ed album ma non su tele, Otello de Maria famoso acquerellista insegnante alle scuole di Arti e Mestieri e il maestro Falaguerra che con le sue “chine” aperse e gestì poi un’esposizione permanente in San Biagio. Nonna Maria e il suo cesto di fiori è comunque un ricordo che non potrò mai dimenticare e ancora oggi, quando passo per Piazza delle Erbe, il mio sguardo va in quell’angolo e mi sembra di rivedere quei fiori da campo che non...
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