Una delle nostre Palladian E-Bike si chiama Silvia.
Un nome già caro agli antichi Romani: Virgilio nella sua Eneide chiama Silvia la sorella di Almone che insieme al fratello addomestica un cervo. Silvia è l'oggetto fittizio dell'amore di Giacomo Leopardi, che le dedica versi struggenti e delicati.
Ma Silvia è anche una Ninfa, tra i protagonisti del racconto Aminta, di Torquato Tasso. La favola pastorale fu un successo nelle principali corti dell'Italia della fine del 1500, ma la prima rappresentazione avvenne a Ferrara.
La trama si svolge attorno alla brama non ricambiata del giovane pastore Aminta per la bellissima Ninfa. Egli escogita un piano per rendersi attraente agli occhi della fanciulla, salvandola durante un attacco da parte di un satiro che l'aveva vista sola ad una fonte mentre si bagnava. La ninfa fugge però, ingrata verso Aminta che, convinto in seguito della sua morte, decide di gettarsi da una rupe per la pena di averla persa per sempre.
E' qui che il lieto fine avanza, perché Silvia, saputo della morte del pastore e mai morta davvero, lo raggiunge al fondo della rupe piangendo accanto al suo corpo inerme. Aminta, sopravvissuto alla caduta, si sveglia e vedendola al suo fianco riprende i sensi e i due sono finalmente liberi di amarsi.
Tasso è ancora una volta fedele al suo tempo, inserendo addirittura qualche figura della corte nel poema e rendendo omaggio alla vita bucolica e a contatto con la semplicità della natura tanto bramata, non scalfendo affatto il serio intento dell'autore, che si compone un'opera di intrattenimento, ma dal profondo significato morale.
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