Ieri siamo tornati a visitare Palazzo Grimani a Venezia.
Un luogo sospeso, incantevolmente, tra diverse dimensioni di anima e ragione: vale la pena tentare l'accenno di un bozzetto, perchè gli appassionati possano trovare spunto per approfondire.
Giovanni Grimani era il Patriarca di Aquileia, titolo ormai da tempo monopolio dalla famiglia.
Venezia tuttavia premeva per un passaggio di mano, facendo leva sulle accuse di eresia che lo coinvolgevano e che non l'avrebbero più lasciato in tutti gli anni a venire.
Come per l'aristocrazia vicentina, anche alcune famiglie veneziane più vicine a Roma erano sensibili alle nuove idee che attraverso i commerci scendevano dal nord.
Era il mondo in cui viveva anche il secondo mentore e mecenate del Palladio dopo la morte di Giangiorgio Trissino, Daniele Barbaro.
Fu a lui che Giovanni consegnò – sempre però mai del tutto – il patriarcato, condividendone appieno l'amore per gli antichi e l'entusiasmo per Erasmo.
Le linee di diversi mondi, antichi e nascenti, si stavano incontrando proprio qui.
Si potrebbe dire sia per Giovanni che per Daniele: non fossero stati cristiani, avrebbero giurato sulle parole di Aristotele, tanto ammiravano la sua felicissima capacità di indagare la verità delle cose, nonché di perseguirla grazie a ragione e intelligenza.
E così il Grimani era denunciato come criptoluterano, da anni nutrendo "questa mala et pessima profession" ereticale in cuor suo e nella mente, anzi diventandone attivo sostenitore, ospitando luterani in casa propria e favorendoli fuori.
Gli abati e i frati “di mala qualità”, non solo, ma chiunque tra i patrizi veneziani e l'entroterra, sapevano di potere contare sul suo favore.
Parliamo di persone potenti, le denunce parzialmente si sgonfiano; eppure ancora dopo diversi anni il Papa Giulio III, sollecitato dal doge per la concessione della porpora cardinalizia a Giovanni, ritiene ancora che sia "proceduto incautamente non sapendo tener drento quelle opinioni che gli venivano in fantasia".
E' il mondo di cui partecipa Andrea Palladio, che lo interpreta in architettura.
Palladio, che a Venezia ormai è proto, senza alcun dubbio avrà visitato la collezione di antichità di Giovanni Grimani, in quel palazzo prima ristrutturato col fratello Vettore, e poi da lui ulteriormente ampliato ad accogliere la rappresentazione di quelle idee, in pietra.
La sua raffinata collezione di antichità, assolutamente unica a Venezia, ha finalmente una casa degna: è il mausoleo di quel pensiero.
Stiamo lavorando alla creazione di un nuovo tour del Rinascimento a Venezia, sarà pronto a breve. Se interessati ad essere i primi scriveteci qui!
Diversamente, si può decisamente cominciare da qui!
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