Valerio Belli nella cultura vicentina del ‘500 Valerio Belli nacque a Vicenza nel 1468 da ricca famiglia milanese; imparò l’arte entrando nella confraternita degli orafi, specializzandosi nel taglio e nella incisione delle gemme e del cristallo di rocca a Vicenza ed a Venezia. Ebbe importanti amicizie nel Veneto. Palladio frequentò la sua casa essendo amico del figlio Elio, medico e accademico Olimpico, e poté studiarvi la ricca collezione di monete e medaglie antiche da Valerio raccolte senza badare a spese.
Il grande pittore e storico contemporaneo Vasari dedica un capitolo della sue VITE al Belli Vicentino, giudicandolo il più bravo, rapido e preciso intagliatore esistente, paragonabile solo ai grandi incisori antichi greci e latini. Vasari giudica che il Belli non avesse grande inventiva e quindi incidesse le sue opere ispirandosi a disegni fornitigli da pittori amici suoi; e chi erano questi amici? Michelangelo e Raffaello.
A conferma di questo sodalizio esistono lettere tra il Belli ed il sommo artista fiorentino; esiste un ritratto del Belli eseguito da Raffaello, che glielo donò. Operò molto per i Papi della famiglia Medici (Clemente VII e Leone X ); fu a Roma, seguito ed appoggiato dal Cardinale Bembo, padovano e letterato. Il suo capolavoro è un cofanetto (per la custodia nel Venerdì Santo delle ostie consacrate) decorato da 24 formelle incise di cristallo di rocca raffiguranti scena della vita di Cristo. Il lavoro richiese due anni e gli fu pagato dal Papa ben 2000 scudi d’oro; ricordiamo che il Palladio riceveva 60 scudi l’anno come direttore dei lavori della Basilica! Dal 1530 fu quasi sempre nella sua casa in Corso (dove ora c’è il cinema Odeon) e vi morì nel 1546. I passanti Vicentini che alzano lo sguardo vedono in facciata una lapide che lo ricorda come “principe degli incisori” accanto ad un busto in bronzo che lo rappresenta; il bronzo si ispira al ritratto dipinto da Raffaello (ora in una collezione americana).
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