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Immagine del redattorePalladian Routes

Vicenza città dell'oro




Vicenza, è da sempre stata considerata la città italiana dell’oro, in grado di vantare da secoli la produzione di un terzo circa di tutta la lavorazione orafa del bel paese.

D'accordo, amici aretini, lo sappiamo... Vogliamo dire però che Vicenza è essa stessa un gioiello? Come dite? Ma certamente, senza dubbio Arezzo a sua volta!





Veniamo a noi: il primo documento che attesta questa caratteristica vicentina risale al 1399, quando fu emanata la “Costituzione della Fraglia degli orafi di Vicenza": già a quell'epoca la città contava la presenza di 150 orafi artigiani.


Già erano state realizzate a quella data opere straordinarie, come il reliquiario della Sacra Spina per il Santuario di Santa Corona - oggi al Museo Diocesano insieme a diverse altre spettacolari opere di gioielleria medievale.





Artigiani artisti, che gettano già in quei secoli bui le fondamenta di una cultura del bello che fiorirà definitivamente nel cinquecento.

Figura di spicco della nostra tradizione orafa fu certamente Valerio Belli, detto Valerio Vicentino, nato a Vicenza nel 1468 da ricca famiglia milanese.






Raffinato "aurifex" e "gemmarum sculptor", fu forse uno dei talenti più noti del panorama vicentino prima dell'ascesa di un certo scalpellino di nostra conoscenza.

Il grande pittore e storico contemporaneo Vasari gli dedicò un capitolo della sue "Vite", giudicandolo il più bravo, rapido e preciso intagliatore esistente, paragonabile solo ai grandi incisori antichi greci e latini.


Lo stesso Andrea Palladio frequentò la sua casa e poté studiarvi la ricca collezione di monete e medaglie,  disegni di opere antiche, calchi e gessi: un tesoro inestimabile, una accademia dove poter allargare i propri orizzonti e porre le basi della propria cultura artistica.


Nel 1520 il Belli giunse a Roma dopo un lungo soggiorno veneziano, accompagnato dall'amico umanista G. Lascaris. Qui la sua arte gli procurò l'ammirazione di Leone X e la fervida amicizia addirittura di Michelangelo e di Raffaello, i quali ne ebbero tanta stima da ritrarlo. Raffaello in "un tondo di bosso di giro di due palmi", Michelangelo in un bassorilievo di marmo di Carrara, conservati fino alla metà del '700 nel vicentino museo di casa Gualdo.





Uno dei suoi manufatti più celebri fu senz'altro un cofanetto, capolavoro della glittica rinascimentale, commissionato da papa Clemente VII e attualmente conservato presso il Museo degli argenti, in palazzo Pitti a Firenze.

L'opera, che consta di ben 24 formelle incise di cristallo di rocca, richiese due anni di lavoro e fu pagata dal Papa ben 2000 scudi d’oro; ricordiamo che il Palladio riceveva 60 scudi l’anno come direttore dei lavori della Basilica!





Dal 1530 il Belli soggiornò sempre nella sua casa-museo vicentina, attuale sede del Cinema Odeon: per gli artisti veneti essa costituiva un vero e proprio punto di riferimento socio culturale in seno alla città. I passanti Vicentini che alzano lo sguardo vedono in facciata una lapide che lo ricorda come “principe degli incisori” accanto ad un busto in bronzo che lo rappresenta.





Il figlio Elio fu letterato e medico insigne, uno dei fondatori dell'Accademia Olimpica. Il Palladio, suo caro amico, lo ricorda come "studiosissimo" di architettura. Un altro figlio, Valerio, dotto umanista, fu colui che nell'agosto del 1580 tenne nella chiesa di S. Corona l'orazione funebre in memoria proprio del grande Andrea Palladio.





Come non citare il Gioiello di Vicenza, antico modello in argento della città di Vicenza attribuito ad Andrea Palladio che lo avrebbe visto realizzato due anni prima della sua morte, poi perduto probabilmente a causa del solito Napoleone. E infine, rifatto in forme nuove per un'iniziativa di un comitato di cittadini tra il 2011 e il 2013, domani in processione fin su al Santuario di Monte Berico.





Percorrendo i secoli, possiamo dire che diversi fattori, tra cui le vicende storiche e sociali, la disponibilità di alcuni materiali piuttosto che di altri, lo studio da parte delle corporazioni di tecniche di lavorazione particolari, le mode delle varie epoche, hanno permesso che a Vicenza il gioiello sviluppasse una propria “anima locale”.


Alcune opere attraversano numerosi secoli, prima di trovare una nuova forma in cui un passato antico si fonde con un presente orgoglioso di potere perpetuare la propria storia.

E' la storia, ad esempio, della Corona e del Pettorale della Madonna di Monte Berico, capolavori del 1900 in cui sono incastonati gioielli preesistenti di straordinario valore, come l'anello donato da Papa Leone XIII - sul fronte della corona - o la croce donata dal vescovo Marco Zaguri al centro del pettorale.





Al raccordo tra botteghe di concezione rinascimentale e prospettive di sviluppo industriale e commerciale aveva già cominciato a contribuire anche la Scuola di Disegno e Plastica, fondata nel 1858 per iniziativa dell’Accademia Olimpica.





Protagonista di questo graduale cambiamento a cavallo dell'Ottocento fu Luigi Merlo, allievo dell’orafo e incisore Giuseppe Dainese. Un personaggio geniale, primo maestro vicentino definibile "orafo meccanico", che diede un nuovo volto all'oreficeria moderna.

L'artigiano di ieri diventa così un imprenditore, la sua bottega un'impresa strutturata.

Adesso come un tempo, egli si fa interprete di desideri che nell'oro trovano forma, grazie alla sua abilità e creatività, divenendo indiscussi emblemi del "made in Italy" in tutto il mondo.

Ad oggi la Fiera “VicenzaOro” - che inaugura oggi la sua 70esima edizione - ed il “Museo del Gioiello”, con un'altra interessantissima mostra temporanea inaugurata l'altro ieri, sono punti di riferimento internazionali di tutto il settore, sia per l’Oreficeria che per la Gioielleria.





Scopri con noi la Vicenza Palladiana e Il Museo del Gioiello



Fonti / Credits :


Francesco Borasco, dal periodico "Vicenza in centro", anno XXII n 3 - marzo 2023

Fabio Gasparini, dal periodico "Vicenza in centro", anno XXI n 1 - gennaio 2022

Enciclopedia Treccani, edizione online, Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7

Articolo tratto dal sito web Vicenza News Magazine, "Artigianato orafo a Vicenza, una tradizione millenaria", novembre 2000

Articolo tratto dal sito web L'altra Vicenza, "L'oro di Vicenza, l'epoca moderna", giugno 2023



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